FEDERICO E IL CALORE DELLA FELICITA’

felicità III CC’era una volta un bambino di nome Federico che viveva in un villaggio governato dal Signor Sconforto. Per le strade del villaggio tutto era triste e cupo, l’unico modo che avevano le famiglie per non perdere i loro ricordi era quello di custodirli in una lanterna che ognuno conservava gelosamente nella propria casa. Quando una famiglia perdeva la speranza di ritornare ad essere felice, la luce di queste lanterne pian piano si spegneva. Anche la famiglia di Federico ne aveva una, la cui luce, purtroppo, diventava sempre più fioca.

Una sera, al calar del sole, Federico vide spuntare in cielo una stella, la sua luce così splendente e radiosa, gli trasmise una piacevole sensazione di pace e serenità. E fu proprio durante quella notte che il bambino fece un sogno: giocava con i suoi amici a nascondino, ad acchiapparella e mentre si rincorrevano quanto si divertivano!

Il giorno seguente si svegliò con il cuore pieno di gioia, era così tanta la voglia di manifestare al mondo intero i suoi sentimenti che aprì l’armadio e tirò fuori dai cassetti i vestiti più colorati che aveva. Arrivò a scuola, salutò con entusiasmo il maestro e suoi compagni, i quali, però, non si mostrarono particolarmente contenti. Federico cercò di convincerli che la felicità era ancora presente nei loro cuori, ma molti lo presero in giro, altri non lo ascoltarono neppure, solo uno di loro si avvicinò per dirgli che credeva alle sue parole e che magari, avrebbero potuto chiedere aiuto alla saggia del villaggio, la vecchia Letizia.

Girava voce che abitasse da anni lontana da tutti, in una casa abbandonata nel bosco, dopo la scuola i due ragazzi decisero di andare a trovarla, al termine di un lungo sentiero videro dietro un grande albero una casetta, sembrava disabitata, erbacce nere l’avvolgevano e bloccavano la porta di ingresso, polvere e ragnatele ricoprivano i vetri delle finestre.

Si fecero coraggio e bussarono: “Possiamo entrare?”

“Certo, entrate pure!” disse una voce. I ragazzi entrando non credettero ai loro occhi, la casa era piena di candele accese, le cui fiammelle danzavano leggere nell’aria, vecchie fotografie di uomini, donne, bambini tutti sorridenti, testimoniavano una vita passata con amore.

“Perché siete venuti fin qua?” chiese la vecchia, i due ragazzi risposero: “Siamo stufi di tutta questa tristezza! Vogliamo essere felici! Ma non sappiamo come fare! Nessuno vuole darci ascolto!” La saggia, allora, stupita disse: “E’ strano udire queste parole, nel nostro villaggio la felicità è bandita, per questo mi sono rifugiata qui, in una casa dall’aspetto così spaventosamente triste, ma dall’animo così caldo! Ma voi mi sembrate due ragazzi in gamba e voglio aiutarvi! Vi donerò la mia penna magica, l’ho conservata per anni, nell’attesa che qualcuno dal cuore puro e fiducioso venisse a bussare alla mia porta.” Si avvicinò ad un vecchio baule impolverato dal quale tirò fuori una lunga piuma dai colori variopinti. La vecchia Letizia ritornò dai ragazzi e disse: “La felicità è conservata nei cuori di tutti noi, è importante che tutti gli abitanti ritrovino i loro sogni, questa penna vi aiuterà!”

I ragazzi dopo averla ringraziata, presero la penna magica e andarono a bussare a tutte le case del villaggio. Man mano che le famiglie si raccontavano, ricordavano i loro momenti più felici, Federico lasciava che la penna li riscrivesse nei loro cuori e negli animi di tutti si riaccendeva la speranza, anche le lanterne sembrava avessero ripreso la luce di un tempo, ma non era abbastanza, serviva che si accendesse anche quella del Signor Sconforto.

I due ragazzi si diressero verso la sua casa, quando vi giunsero, la videro circondata da alberi spogli, poche foglie marce ricoprivano il terreno, nell’aria tutto era silenzioso e buio. La porta era aperta, non c’era nessuno, percorsero numerosi corridoi alla ricerca della lanterna, ma fu tutto vano, capirono che il Signor Sconforto non possedeva alcuna lanterna.

Andarono via, ritornarono dalla saggia Letizia che ancora una volta tirò fuori dal suo vecchio baule una strano libro, chiese ai ragazzi di aprirlo, dentro c’erano i nomi di tutti gli abitanti, disse loro di poggiare la punta della penna sul nome del Signor Sconforto, come per incanto la penna iniziò a muoversi nell’aria e a scrivere la sua storia, lessero così che lui stesso aveva rotto da bambino la lanterna alla morte dei suoi genitori e da allora il dolore si era trasformato in disperazione, tristezza, “sconforto” appunto; tale era la forza di questo sentimento che aveva invaso anche gli abitanti del villaggio, sopraffatti ormai dalla rassegnazione.

I due ragazzi ebbero un’idea, magari gli abitanti avrebbero potuto condividere un ricordo felice col Signor Sconforto. Ma come fare. Lui non voleva vedere mai nessuno. La buona vecchia Letizia pensò bene di aiutarli un’altra volta, diede loro un retino magico col quale avrebbero preso una fiammella dalle lanterne di tutte le famiglie e un sacco che le avrebbe contenute.

Sentita questa triste storia, tutti furono disposti a donare chi un sogno, chi un ricordo e col sacco pieno di fiammelle e il cuore pieno di speranza, i due ragazzi ritornarono dal Signor Sconforto, il quale subito li cacciò via, ma con destrezza, mentre il suo compagno cercava di distrarlo, Federico lanciò il sacco nel camino, di colpo si sprigionarono fasci di luce che attraversarono il signor Sconforto e fu così che mentre i sogni e le speranze degli abitanti gli riscaldavano il cuore, pian piano ritornarono alla mente anche i giorni felici trascorsi con i suoi genitori. Un dolce sorriso affiorò sul viso del Signor Sconforto, che abbracciò i due ragazzini. Era così felice. Che stupido era stato a farsi distruggere dal dolore dimenticando la gioia di vivere. Quante giornate aveva trascorso chiuso nella sua casa, nascondendosi al calore del sole, al cinguettio festoso degli uccelli in primavera, ad una bella chiacchierata con un amico. Finalmente quel ghiaccio che gli avvolgeva il cuore si era sciolto come neve al sole!

I tre ritornarono festosi dalla vecchia Letizia, ma si accorsero presto che nubi cariche di tristezza avvolgevano ancora il villaggio. Radunarono, allora, intorno a un grande fuoco tutti gli abitanti, i quali vi lanciarono dentro le loro lanterne, Letizia spiegò loro che non servivano lanterne per essere felici, la vera felicità era quella che ognuno aveva costruito dentro di sé e poi condiviso con gli altri.

Finalmente le tenebre si diradarono e il sole ritornò a risplendere anche in quel villaggio dove, d’allora, tutti vissero felici e contenti. Si dice che quel fuoco sia ancora acceso alimentato dalle risate dei bambini e dai canti di famiglie e amici che vi si raccolgono intorno nelle giornate di festa.

Classe 1^F

felicitàconcmezzinapoli

 

Vai all'inizio della pagina