Il giorno 5 dicembre gli alunni delle classi seconde sez. A-D del plesso Cozzoli e sez. A del plesso Manzoni, accompagnati dai rispettivi insegnanti, hanno partecipato ad una visita guidata presso la BASILICA di SAN NICOLA in BARI.
Si è partiti di buon ora con pullman. Durante il viaggio gli alunni si sono divertiti a cantare e chiacchierare tra loro; i più curiosi guardavano fuori dai finestrini.
Animati dall'immaginazione e incanto che contraddistingue la loro età, ed ecco che gli alberi diventavano una foresta, un casolare diroccato un castello, un gabbiano un'aquila...
Arrivati a Bari ci si è incamminati verso l'arco che introduce alla città vecchia e quindi alla Basilica. Qui la dottoressa Cinzia Regina (laureata in storia dell'arte), ha spiegato tutti i particolari di questa chiesa.
La basilica, considerata uno dei prototipi delle chiese romanico-pugliesi, sorge isolata a poca distanza dal mare. Attraversando la porta del mare si ammira la facciata est (verso il mare) della basilica, caratterizzata dal bel finestrone degli elefanti. In basso, perpendicolarmente al finestrone, c'è il bellissimo bassorilievo angioino (XIV secolo) con scene della vita di S. Nicola scolpite in modo plastico e le prime due iscrizioni dei marinai (Stefanus Tarantinus e Maraldus) che presero parte alla traslazione delle ossa del santo da Myra, quasi certamente sotto terra, perpendicolarmente ai suddetti nomi, dovrebbero stare le rispettive tombe.
Sulla facciata laterale nord risulta di grande bellezza l'esaforato, corrispondente nella parte interna della chiesa ai matronei. Le decorazioni sono di animali e racemi, diverse serie di testoline di animali, di uomini e donne, è sono realizzati minuziosamente. Questo esaforato nord, così come quello della facciata sud, potrebbe far parte di quella decorazione che l'iscrizione sotto il ciborio attribuisce all'abate Eustazio, ovvero l’abate che seguì Elia e a cui sono riferibili tutto l’apparato decorarativo della basilica. In basso vi è la Porta dei Leoni, un grande complesso scultoreo particolarmente interessante. Due grandi leoni fanno da guardi alla porta essi hanno le fauci spalancate e si preparano a sbranare un cinghiale a destra e una capretta a sinistra, che tengono ferme con le zampe. Sullo stipite in basso sotto il leone di sinistra appare ben incisa la firma dello scultore “BASI”, Basilio. In alto due grandi pietra scolpite illustrano la scena della mietitura a sinistra e del vendemmia a destra, un chiaro riferimento alle attività economiche due principali attività della Terra di Puglia. Tutti le parti degli archi sono decorati fittamente con motivi umani e animali in un fitto intreccio secondo il gusto dell’epoca. Di grande pregio è la decorazione dell’arco in cui sono rappresentanti soldati che difendono un castello posto a centro della scena attaccato da cavalieri, un chiaro riferimento alle crociate che in quel tempo si svolgevano in Terra Santa. Lateralmente al Portale dei leoni vi sono due sarcofaghi, probabilmente il sarcofago di destra potrebbe essere la sepoltura originale di Roberto da Bari (1275 circa). Anche su questa facciata ci sono diverse iscrizioni dei marinai che parteciparono alla traslazione di San Nicola (Disigius, Bisantius Saragulla, Stefanus, Topatius, Leo de Mele Sapatici, Albertus Nauclerius e Nicolaus filius Mundi).
La facciata nord si conclude con la Torre delle Milizie, sicuramente anteriore alla chiesa stessa. Il nome delle Milizie deriva forse dal grado di usura della scaletta interna, dei soldati preposti al presidio della torre stessa. La facciata a salienti, semplice e maestosa, è tripartita da lesene, coronata da archetti e aperta in alto da bifore e in basso da tre portali. Due torri di diversa fattura, fiancheggiano la facciata quella delle Milizie a sinistra e quella del Catapano a destra.
Nella
fascia centrale dell'intera costruzione vi è il semplice
rosone, scendendo più in basso a difesa della sacra basilica
sopra del portale vi è una sfinge. Gli stipiti presentano
una serie di arabeschi e figurazioni simboliche di gusto
musulmano. La decorazione, del portale centrale è composta
di foglie di lauro, grappoli d'uva e pigne, dentelli, ovuli
e rosette sporgenti, secondo la tradizione classica del
simbolismo liturgico. In basso, alla base degli stipiti, vi
sono due riquadri con figure umane ritratte nello sforzo di
reggere tutta la fascia decorativa, purtroppo in pessimo
stato di conservazione. Al centro dell'archivolto è
raffigurata la quadriga del sole, con l'imperatore che regge
nella destra il disco del sole e nella sinistra la palma
della vittoria. Massicciamente addossata alla facciata è la torre di destra detta del Catapano, che svolge la funzione di campanile. Questa torre campanaria ha come fondamenta un robusto bugnato con grossi blocchi, potrebbe risalire addirittura al IX secolo. Suggestiva è la raffigurazione del mostro e della figura umana che decorano il finestrone visibili dal cortile interno.
Entrando nel cortile interno si osserva la facciata sud simile alle caratteristiche della nord, sia per gli arconi esterni che per l'esaforato. Anche su questa facciata c'è una specie di portale-sud dei leoni (in corrispondenza dell'altro). E' chiaramente della stessa epoca, ma per qualche motivo ha subito più del primo i danni del tempo. I leoni stilofori di questo portale sud sono molto usurati come illeggibili risultano i due blocchi d'imposta, al di sopra dei capitelli forse doveva esserci un volatile. Se si fosse meglio conservato avrebbe potuto reggere il confronto col Portale dei Leoni. (Clicca l'immagine per ingrandire) Sulla parete interna sinistra c'è l'epigrafe di Guglielmo de Comitissa, protontino (comandante del porto), al di sopra di questa epigrafe c'è un affresco dell'Immacolata Concezione del XVII secolo. A fronte, invece, c'è l'affresco della Crocifissione. Diverso è l'altro portale (sud-est) ove fu sepolto il corpo di Sparano da Bari, il gran cancelliere di Carlo I e Carlo II d'Angiò (+ 1294), che dà il nome ad una delle vie più note di Bari. Sul sarcofago ricorre due volte lo stemma della famiglia Sparano (scudo con una fascia trasversale contenente tre gigli angioini, e in ciascuna delle due zone rimanenti un leone rampante). Qui furono poi sepolti anche la moglie Flandina della Marra e il figlio Giovanni d'Altamura. Di fronte al sarcofago degli Sparano c'è il sepolcro a baldacchino di Giovanna, contessa di Minervino, parente dello stesso Sparano, con alcune tracce di affresco. (Clicca l'immagine per ingrandire)
L'interno della basilica presenta uno sviluppo planimetrico a croce latina. Il corpo longitudinale è diviso in tre navate da dodici colonne di granito bigio. La struttura appare ancora più massiccia grazie ai tre arconi costruiti a seguito del terremoto del 1456 che aveva reso pericolante l'intera costruzione. Al di sopra degli archi c'è il piano del matroneo a trifore, corridoi anticamente riservati alle donne nobili(matrone). Appena si entra in Basilica a destra vi è la cappella di San Girolamo e il sarcofago di Giacomo Bongiovanni (+ 1510), rettore delle scuole di S. Nicola e maestro di Bona Sforza nel castello di Bari, con il dipinto di S. Girolamo del 1495 attribuito alla scuola di Costantino da Monopoli. Proseguendo nella Torre campanaria, chiusa da un cancello vi è la Sala del Tesoro. Nella successiva arcata del portale-sud dei leoni c'è una bella e antica acquasantiera con all’interno tre pesci in bassorievo.
Sulla colonna destra successiva agli arconi è addossato il bel pulpito in legno del 1655 in cui sono raffigurati S Vito, S. Domenico, S. Nicola, l'Immacolata Concezione, S. Antonio, S. Cristoforo e S. Leonardo.
Il soffitto è intagliato e dorato accompagnato con riquadri
dipinti furono realizzati nel 1661 dal pittore Carlo Rosa di
Bitonto. L'artista bitontino dipinse le tele del transetto,
Il Paradiso con l'Eterno Padre e tutt’intorno sono
raffigurati la Madonna, i Martiri, le Martiri, gli Apostoli,
i fondatori di ordini religiosi.
Al centro del transetto di destra il papa Urbano II si reca
processionalmente a deporre le reliquie sotto l'altare
centrale della cripta. Le quattro scene intorno raffigurano
S. Nicola che pone la colonna mancante, la consacrazione
della Basilica superiore nel 1197, il concilio del 1098, la
risurrezione del pellegrino lusitano caduto da un albero. Il
risultato spettacolare spinse i canonici a continuare
l'opera nella navata centrale. Furono perciò venduti gli
argenti donati al Santo in occasione della peste del 1656, e
Carlo Rosa si rimise all'opera, per realizzare il grandioso
soffitto della navata centrale. Sull'altare di questa cappella c'è oggi il trittico (1451) di Rico da Candia, pittore molto attivo nel XV secolo in varie città italiane. La Madonna della Passione fra S. Nicola a destra e S. Giovanni il Teologo (= Evangelista) a sinistra. Gesù volge lo sguardo all'angelo di destra che gli preannuncia la crocifissione, mentre l'angelo di sinistra porge gli strumenti della passione. Imponente ci appare l'artistico altare d'argento in lamina sbalzata del 1684 di scuola napoletana, al centro vi è la porticina con due angeli che sorreggono bottiglie della manna, in quanto l'apertura aveva proprio la funzione di permettere il prelievo della manna (il liquido che si forma attorno alle ossa del Santo). Sulla parete, il grande quadro dì "S. Nicola Nero", particolarmente venerato dai pellegrini.Nell’abside centrale l'altare maggiore è sormontato dal Ciborio, prezioso baldacchino in marmo realizzato prima del 1150, è il più antico della Puglia. Quattro colonne di marmo antico, le antistanti in breccia rossa, le posteriori in breccia viola, sostengono il baldacchino, composto da due tiburii piramidali a base ottagonale sovrapposti, sorretti da due serie di colonnine con elaborati capitelli. Splendidi sono i capitelli quelli anteriori recano figure angolari di angeli, quelli posteriori sono ornati, uno da figure di animali, l'altro da motivi vegetali.Nell'abside centrale degno di nota è il pavimento con tarsie marmoree e con motivi orientaleggianti dei primi decenni del XII secolo assieme alla vigorosa sedia episcopale marmorea del 1105. La Cattedra di Elia è caratterizzata da un'ornamentazione molto curata, operata in parte a niello, ha il sedile elegantemente traforato negli alti braccioli, sostenuto da espressive figure in altorilievo e a tuttotondo, i telamoni. Sul dorso ci sono due leonesse intente a sbranare due uomini. Nell’abside centrale vi è il mausoleo di Bona Sforza (1494-1557). Educata nel castello di Bari, Bona divenne nel 1517 regina di Polonia, facendo vivere alla Polonia l'epoca d'oro che precedette l'era del figlio Sigismondo II Augusto. Le più importanti scelte politiche fu lei a prenderle, svolte fondamentali nel campo del diritto, della libertà religiosa e delle riforme agrarie. Fu però estromessa dal potere, tornò a Bari nel 1556, andando ad abitare nel castello, ove morì nel 1557. Fu sepolta in Cattedrale, ma più tardi nel 1589 la regina Anna, sua figlia fece realizzare il mausoleo e fece traslare le ossa della madre in S. Nicola. Bona, in età avanzata, è ritratta mentre prega in ginocchio, i due vescovi sono S. Nicola, patrono di Bari, e S. Stanislao, patrono della Polonia. Le due allegorie femminili reggono lo stemma del regno di Polonia (a sinistra) e del ducato di Bari (a destra). Nell'abside sinistro la tavola del 1476 di Bartolomeo Vivarini pittore veneziano attivo in Puglia nella seconda metà del XV secolo. La Madonna in trono col Bambino è raffigurata fra i santi Giacomo e Ludovico da una parte, Nicola e Pietro dall'altra. Nel braccio sinistro del transetto, a pavimento, si trova l'organo a canne della basilica, costruito nel 1999 da Francesco Zanin.
Cripta Due scaloni al termine delle navate laterali conducono nella cripta triabsidata, appena scesi dalla scala di destra vi è la lapide sepolcrale dell’Abate Elia il quale appartenne a quel gruppo di benedettini-architetti che, nel corso del medioevo, eressero maestose basiliche in tutta l’Europa. All’abate si deve la traslazione e la costruzione della Basilica di San Nicola, nonché l’organizzazione del Concilio nel 1098. La lapide del sarcofago, raffigura quattro filosofi greci che dialogano al di sotto di quattro archi, una simbolica conversazione a cui lo stesso Elia prende parte. Entrando nella cripta è collocata la colonna miracolosa, protetta da un’inferriata, secondo la tradizione è la colonna che proveniva da Roma e che fu collocata proprio dal santo. Alla colonna antichissima in marmo rosso sono attribuiti potenti poteri taumaturgici e secondo la tradizione popolare pare che le donne nubili girandovi tre volte intorno trovino marito. La cripta è vasta quanto il transetto della basilica al piano superiore, ed è sostenuta da 26 colonne varie abbellite da capitelli misti, bizantini e romanici. Sotto l'altare centrale della cripta riposa il corpo di San Nicola, in fondo la sacra icona del santo ricoperta dalla lamina in argento. Nell’abside sinistro si svolge il culto ortodosso. Note sulla vita di San Nicola San Nicola di Bari nacque a Patara in Turchia nel 270 circa, da Epifanio e Giovanna che erano cristiani e benestanti, perse prematuramente i genitori a causa della peste. Divenne così erede di un ricco patrimonio che impiegò per aiutare i bisognosi. In seguito lasciò la sua città natale e si trasferì a Myra dove venne ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo metropolita di Myra, venne acclamato dal popolo come nuovo vescovo. Imprigionato ed esiliato durante le persecuzioni anti-cristiane, fu poi liberato da Costantino, diffuse la fede cattolica e compì moltissimi miracoli in vita e in morte a favore di poveri e defraudati, diffondendo il suo culto in Oriente, a Roma e nell'Italia meridionale. Morì a Myra il 6 dicembre 343 circa. San Nicola è venerato sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa, noto anche come san Nicola di Myra, san Nicola Magno e san Niccolò, è famoso anche al di fuori del mondo cristiano perché la sua figura ha dato origine al mito di Santa Claus (o Klaus), conosciuto in Italia come Babbo Natale. Quando Myra cadde in mano musulmana, Bari (al tempo dominio bizantino) e Venezia, che erano dirette rivali nei traffici marittimi con l'Oriente, entrarono in competizione per il trafugamento in Occidente delle reliquie del santo. Una spedizione barese di 62 marinai, partì con tre navi verso Myra e si impadronì delle spoglie di Nicola che giunsero a Bari il 9 maggio 1087. Secondo la leggenda, le reliquie furono depositate là dove i buoi che trainavano il carico dalla barca si fermarono davanti alla chiesa dei benedettini custodita dall'abate Elia, che in seguito divenne vescovo di Bari. L'abate promosse tuttavia l'edificazione di una nuova chiesa dedicata al santo, che fu consacrata due anni dopo da Papa Urbano II in occasione della definitiva collocazione delle reliquie sotto l'altare della cripta. Da allora San Nicola divenne patrono di Bari e le date del 6 dicembre (giorno della morte del santo) e 9 maggio (giorno dell'arrivo delle reliquie) furono dichiarate festive per la città. Il suo emblema è il bastone pastorale (simbolo del vescovato) e tre sacchetti di monete (o anche tre palle d'oro) queste in relazione alla leggenda della dote concessa alle tre fanciulle, esse hanno il significato di saggezza, bellezza e forza. Tradizionalmente viene quindi rappresentato vestito da vescovo con mitra e pastorale. L'attuale rappresentazione folkloristica di Babbo Natale è in abito rosso bordato di bianco. Il santo oggi è patrono di marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, bambini, ragazze da marito, scolari, avvocati nonché delle vittime di errori giudiziari. È patrono inoltre dei mercanti e commercianti e per questo la sua effigie figura nello stemma della Camera di Commercio di Bari. |
Al ritorno in classe, piccola sorpresa! San Nicola è già passato!
Ins. Sergio Andriani in collaborazione con Cinzia Regina