CANUSIUM: LA
PICCOLA ROMA
Un’esperienza indimenticabile,soprattutto per me che sto
concludendo il quinquennio delle elementari,è stata la
visita guidata al sito archeologico di Canosa che abbiamo
realizzato ieri mattina. Difatti la mattina del 14 Maggio
ero particolarmente impaziente di partire per raggiungere
Canosa dove avrei approfondito insieme ai miei compagni di
classe l’argomento dei Romani. Alle 8,00 ci siamo ritrovati
a scuola e alle 8,15 siamo partiti in pullman per
raggiungere il luogo della visita. Io ero seduto accanto a
Francesco e durante il tragitto abbiamo parlato
molto,raccontandoci alcune barzellette per ingannare il
tempo. Alle ore 9,00 siamo arrivati a Canosa dove guide,la
signora Stefania e la signora Cinzia, ci hanno guidato
durante la visita dei monumenti.
Durante il percorso per giungere all’Arco
Onorario,Stefania,la guida della nostra classe,ci ha parlato
della città,che in epoca romana fu un grande centro
commerciale dell’industria della ceramica.
Canosa raggiunse il massimo splendore
nell’Età Imperiale sotto il comando dell’imperatore Traiano
che con le ricchezze della città la abbellì con strade,case
e altri monumenti. Per la sua ricchezza e bellezza fu
soprannominata “la Piccola Roma” in quanto aveva alcuni
aspetti simili a quelli di Roma come:la vicinanza ad un
fiume,il possesso di ingenti risorse e infine l’edificazione
su sette colli. Una delle tante leggende sulla città narra
proprio dell’alleanza stipulata tra romani e canosini per
combattere i cartaginesi nella II guerra punica durante la
battaglia di Canne. La leggenda racconta che il sangue dei
cadaveri gettati nel fiume rese le acque dello stesso rosse.
Arrivati all’Arco Onorario,che era l’entrata principale
della città di Canosa,la mostra guida ha iniziato a
parlarcene dicendoci che esso divideva la città dei vivi
dalla città dei morti. Esso era conosciuto con il nome di
Arco di Terenzio Varrone e venne edificato nel II secolo
d.C. La struttura aveva un fornice fatto di laterizi ed era
tutto rivestito in marmo. Sull’attico aveva statue di
cavalli e mentre all’epoca era alto 13m,attualmente
presentava un’altezza di circa 8m. Successivamente la guida
ci ha parlato della via Traiana che fu così chiamata in
onore dell’imperatore Traiano. Essa partiva da Benevento e
arrivava nella località di Brindisi. Attraverso questa via
era possibile andare da Roma a Brindisi in soli
tredici/quattordici giorni. Essa era lastricata di basole ed
era larga circa 4m; ai lati della strada c’era un
marciapiede alto circa mezzo metro a cui si accedeva con
degli scalini.
Esso inoltre era molto largo sia
perché a quei tempi si camminava molto a piedi sia perché i
pedoni non dovevano essere sporcati di fango dalle ruote dei
carri dopo la pioggia. Ai lati della strada c’erano le poste
ossia gli “autogrill” dell’epoca dove era possibile
riposarsi e cambiare i cavalli. Dopo abbiamo osservato un
vivaio al cui interno c’era il mausoleo Bagnoli, che è un
monumento funebre ed è composto da due piani. Notando gli
ornamenti si deduce che la famiglia sepolta fosse quella di
Annia Regilla,la moglie di Erode Attico. In quell’epoca
avere un mausoleo decorato e ornato serviva a ricordare ed
esaltare la famiglia sepolta. Difatti più un mausoleo era
decorato tanto più la famiglia sepolta era facoltosa.
Successivamente abbiamo raggiunto il ponte romano costituito
da quattro piloni di diverse dimensioni. Esso venne
costruito all’epoca dell’imperatore Traiano per consentire
l’attraversamento del fiume Ofanto da una sponda all’altra.
Esso è caratterizzato da cinque arcate di diverse dimensioni
che formano il profilo a schiena d’asino. Alle ore 11,30 ci
siamo fermati per una breve sosta in città e per fare
merenda. Successivamente abbiamo raggiunto a piedi la domus
di Montescupolo, costruita su un sito archeologico del
periodo Neolitico e fiancheggiato da una strada su cui si
aprivano delle botteghe artigianali. La domus apparteneva ad
una famiglia molto ricca e ciò si deduce dal fatto che
avevano la tarne,numerose camere da letto,il
“triclinium”cioè la camera da pranzo con il locale di
servizio degli schiavi, ”l’impluvium”ossia le condutture
dell’acqua e il lalario in cui venivano poste e adorate le
loro divinità. Infine siamo andati al Parco Archeologico di
San Leucio dove abbiamo svolto il laboratorio di mosaico
realizzandone uno.
Esso rappresentava il nodo di
Salomone. Alle ore 13,30 abbiamo pranzato e subito dopo
abbiamo partecipato al laboratorio di scavo nel quale la mia
classe ha rinvenuto un vaso, dei piatti e delle tegole delle
domus in una fossa di scarto.
Poi abbiamo visto i resti del tempio
dedicato alla dea Minerva che rappresenta il più importante
tempio dell’Italia Meridionale che negli anni successivi è
diventato Basilica dedicata ai Santi Cosma e Damiano e poi a
San Leucio. Del tempio è stato possibile ammirare i numerosi
mosaici pavimentali come il mosaico del pavone, simbolo
sacro in quanto si supponeva che comunicasse con l’Aldilà e
il nodo di Salomone che indicava l’incrocio delle culture.
Infine abbiamo visitato l’Antiquarium cioè il museo dove
erano deposti i numerosi reperti ritrovati. Dopo aver
acquistato alcuni souvenirs siamo ripartiti per la nostra
amata Molfetta stanchi e impolverati, ma infinitamente
felici.
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